Hubert Sattler – La Festa del Redentore a Venezia
Storia, devozione e spettacolo tra peste, miracoli e fuochi d’artificio
I. Origine, contesto storico e primi secoli (1575–1797)
La peste del 1575–77 e il voto solenne della Serenissima
La Festa del Redentore ha origine in uno degli eventi più drammatici della storia veneziana: la pestilenza che colpì la Serenissima tra il 1575 e il 1577. Fu una delle peggiori epidemie che mai afflissero Venezia, mietendo, secondo le stime coeve, oltre 50.000 vittime su una popolazione di circa 160.000 abitanti, ovvero quasi un terzo degli abitanti. I dati, riportati dal cronista Marin Sanudo e successivamente confermati da fonti ufficiali come i registri delle parrocchie e delle scuole grandi, testimoniano l’impatto devastante dell’epidemia.
Dinanzi a una tragedia di tale portata, il Senato veneziano si rivolse non solo ai medici e agli apprestamenti sanitari (come l’isolamento dei malati nell’isola della Giudecca e a Lazzaretto Vecchio), ma anche alla fede. Il 4 settembre 1576, il Senato, su proposta del doge Alvise Mocenigo I, fece voto solenne di erigere una chiesa votiva dedicata al Redentore per ottenere la liberazione dalla peste. Il tempio, simbolo di redenzione collettiva, avrebbe dovuto sorgere sulla Giudecca, proprio accanto al convento dei Cappuccini, ordine ritenuto esemplare per la sua povertà e spiritualità.

La costruzione della Basilica del Redentore
Il progetto fu affidato a uno dei maggiori architetti dell’epoca: Andrea Palladio (1508–1580). Il maestro del classicismo rinascimentale concepì un edificio di sobria grandiosità, ispirato ai canoni vitruviani e alla simbologia cristiana della salvezza. I lavori iniziarono nel 1577 e furono conclusi nel 1592, dopo la morte del Palladio, sotto la direzione del suo allievo Antonio da Ponte. La facciata della basilica, in candido marmo d’Istria, richiama un tempio classico con pronao e frontone, mentre l’interno è dominato dalla grande cupola, simbolo celeste.
Nel frattempo, la peste cominciò a recedere e, secondo la tradizione popolare e le cronache religiose, il 20 luglio 1577 segnò la fine ufficiale del contagio. In tale data, si tenne una solenne processione di ringraziamento, con le massime autorità cittadine che attraversarono un ponte votivo di barche per raggiungere la basilica ancora in costruzione. Nacque così la prima edizione della Festa del Redentore.
La ritualità della festa nella Serenissima
Nei secoli successivi, il Redentore divenne una delle celebrazioni religiose e civili più importanti della Repubblica. Ogni anno, il doge in persona, assieme al patriarca, ai procuratori di San Marco, ai rettori delle scuole e alle ambascerie straniere, prendeva parte alla processione che partiva da San Marco, passava attraverso il ponte di barche e si concludeva nella basilica del Redentore con una solenne Messa cantata.
Accanto al rito religioso, si sviluppò fin da subito una dimensione più popolare e mondana: il sabato sera precedente la processione, la laguna antistante la Giudecca si riempiva di barche ornate a festa, con lanterne colorate, musiche, cene e danze sull’acqua. I “casotti”, cioè piccole imbarcazioni trasformate in salotti galleggianti, venivano preparati con largo anticipo, e le famiglie veneziane più agiate gareggiavano per chi allestiva il più elegante. Questa parte festiva, apparentemente profana, veniva però letta dalla Repubblica come un’espressione di gratitudine collettiva e di “letizia concessa dalla liberazione”.

Aneddoti e curiosità d’epoca
Tra gli aneddoti riportati dai cronisti del Seicento, si ricorda che nel 1630, anno di un’altra terribile peste (quella narrata nei Promessi Sposi da Manzoni), il Senato veneziano rinnovò il voto al Redentore ma affiancò a esso anche un nuovo voto: la costruzione di una seconda chiesa votiva, la Madonna della Salute. Il Redentore rimase tuttavia la festa estiva per eccellenza.
Curioso è anche l’episodio del doge Francesco Morosini (XVII secolo), che durante la processione del Redentore volle essere trasportato in lettiga attraverso il ponte votivo, non potendo camminare per motivi di salute. La sua comparsa, circondata da guardie in abito da guerra, fu interpretata come una perfetta allegoria della Serenissima: anziana ma fiera, decadente ma ancora orgogliosa.
II. Il Redentore nell’età moderna e contemporanea (1797–oggi)
L’interruzione napoleonica e la ripresa ottocentesca
Con la caduta della Repubblica nel 1797, ad opera di Napoleone Bonaparte, molte cerimonie pubbliche veneziane furono abolite o svuotate del loro significato. Anche la Festa del Redentore fu temporaneamente sospesa o ridotta a celebrazioni locali e private. Durante l’occupazione austriaca (1815–1866), la festa conobbe un progressivo ritorno, ma con tono più religioso che civile: le autorità imperiali tolleravano la processione, ma scoraggiavano le feste popolari, considerate potenzialmente sovversive.
Nel 1866, con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, la celebrazione riprese vigore, e già dalla fine dell’Ottocento si può parlare di una vera rinascita. Testimonianze iconografiche di inizio Novecento (dipinti, foto, cartoline) mostrano il canale della Giudecca gremito di barche, ponti votivi realizzati con straordinaria precisione ingegneristica, e persino fuochi d’artificio visibili da Piazza San Marco.

Il Novecento: tra guerra, fascismo e rinascita
Durante le due guerre mondiali, la festa subì interruzioni o fu celebrata in tono minore. Tuttavia, nel dopoguerra (anni ’50 e ’60), il Redentore tornò al centro del calendario veneziano e iniziò ad assumere sempre più la doppia valenza che conserva oggi: da un lato rito religioso (la processione, la Messa votiva, il ponte di barche), dall’altro evento laico e spettacolare (fuochi d’artificio, feste sulle barche, turismo).
Già negli anni Settanta, si contavano decine di migliaia di persone a Venezia per assistere ai “fóghi” (così vengono chiamati in dialetto i fuochi del Redentore), e cominciarono ad arrivare i primi turisti internazionali attratti dalla magia della notte veneziana illuminata a festa.
Negli anni Ottanta e Novanta, le feste private sui tetti, i casotti, i pontili galleggianti e le terrazze si moltiplicarono, trasformando la città in un palcoscenico unico. Celebre è la frase attribuita all’allora sindaco Mario Rigo: “Il Redentore è l’unico capodanno che non si festeggia al freddo”.

III. Il Redentore oggi: tra tradizione, spettacolo e identità veneziana
Il ponte votivo: un rito che unisce
Al centro della festa contemporanea rimane il ponte votivo galleggiante, che collega le Zattere, nel sestiere di Dorsoduro, all’isola della Giudecca. Questo ponte temporaneo è costituito da una serie di barche e piattaforme collegate tra loro, ed è realizzato ogni anno dal Genio Militare o, più recentemente, grazie alla collaborazione tra il Comune, il Provveditorato alle Opere Pubbliche e la Marina Militare. La sua apertura avviene generalmente il venerdì pomeriggio, in un momento molto atteso e accompagnato da cerimonie e discorsi ufficiali.
Il ponte resta percorribile fino alla notte tra la domenica e il lunedì. Migliaia di fedeli lo attraversano per raggiungere la Basilica del Redentore e partecipare alle funzioni religiose, in particolare alla solenne Messa della domenica mattina, presieduta dal Patriarca di Venezia, con la partecipazione delle autorità civili e religiose. La processione sul ponte non è più guidata da un doge, ma la memoria dell’antico rituale resta vivissima, anche grazie alla presenza di figuranti in abiti storici.
La notte dei “fóghi”: una celebrazione unica al mondo
Ma il cuore popolare e spettacolare della festa si consuma nella notte tra il sabato e la domenica: la celebre notte dei fuochi d’artificio. Lo spettacolo pirotecnico, che si tiene attorno alle 23.30 nel Bacino di San Marco, è considerato tra i più suggestivi al mondo per l’incomparabile scenografia naturale che offre: il profilo della città, le cupole, le barche illuminate, la luna riflessa sull’acqua.
I veneziani, fin dal primo pomeriggio, addobbano barche e gondole con festoni, lanterne, tovaglie ricamate e tavolate imbandite. I “casotti” sono oggi vere e proprie zattere trasformate in salotti galleggianti, eredi moderni della tradizione secolare. I tetti delle case, i campi, le fondamenta si riempiono di gente che banchetta, brinda, canta e danza. È una notte in cui Venezia sembra riappropriarsi del suo ruolo di regina del teatro lagunare.
Il pubblico arriva da tutto il mondo: negli ultimi anni si sono superati i 90.000 spettatori complessivi, con una forte presenza anche di turisti italiani. I fuochi durano in media 40 minuti, suddivisi in sequenze musicali e coreografie pirotecniche che spesso richiamano motivi barocchi, colonne sonore di film, o atmosfere veneziane (come il tema de “La Serenissima” di Rondò Veneziano o le musiche di Vivaldi).
Aspetti critici: affollamento, sicurezza, identità
Negli ultimi anni, l’enorme afflusso turistico ha posto nuove sfide. L’organizzazione dell’evento richiede una macchina logistica imponente, con decine di imbarcazioni della polizia lagunare, ambulanze galleggianti, steward e controlli di sicurezza ai varchi pedonali. I pontili di accesso al ponte votivo vengono spesso contingentati e presidiati.
Si è aperto anche un dibattito sulla sostenibilità del turismo di massa durante il Redentore. Alcuni veneziani denunciano l’eccessiva pressione turistica e la “spettacolarizzazione” di un evento che dovrebbe conservare un cuore religioso. Altri, al contrario, vedono in questa partecipazione globale una forma di riconoscimento del valore universale della festa.
Il Comune di Venezia ha introdotto negli ultimi anni alcune misure di contenimento, tra cui:
divieto di balneazione e ormeggio abusivo,
limiti di capienza per le barche,
obbligo di prenotazione per alcune zone riservate (Giardini, San Giorgio Maggiore, ecc.),
rafforzamento dei trasporti ACTV prima e dopo l’evento.
IV. La Festa del Redentore 2025
Calendario e programma previsto
La prossima edizione della Festa del Redentore si terrà nel weekend del 19–20 luglio 2025. Il programma prevede:
Venerdì 18 luglio:
ore 20: inaugurazione del ponte votivo pedonale.
apertura delle mostre tematiche sulla Giudecca e ai Tolentini.
Sabato 19 luglio:
tutto il giorno: ormeggio delle barche nel Canale della Giudecca.
ore 19.00: celebrazione del vespro nella basilica.
ore 23.30: spettacolo pirotecnico nel Bacino di San Marco (durata prevista: 40 minuti).
Domenica 20 luglio:
ore 16.00: Regata del Redentore (categoria giovanile e poi gondole a due remi).
ore 19.00: Santa Messa solenne in Basilica con il Patriarca.
ore 23.00: chiusura ufficiale del ponte votivo.
Novità e iniziative culturali
Per il 2025, il Comune ha annunciato l’intenzione di valorizzare l’aspetto culturale e artistico della festa. Tra le iniziative previste:
proiezioni notturne di immagini d’archivio sulla facciata della basilica;
visite guidate gratuite alla chiesa del Redentore e ai luoghi della peste;
concerti di musica barocca al tramonto nei chiostri della Giudecca;
installazioni artistiche temporanee con lanterne galleggianti lungo le Zattere.
L’obiettivo dichiarato è quello di coniugare spettacolo e memoria storica, in un dialogo tra passato e presente che renda giustizia all’identità unica di Venezia.
V. Conclusione: la festa del popolo e del cuore veneziano
La Festa del Redentore è molto più di un evento. È un rito collettivo che, da quasi cinque secoli, rinnova il legame tra Venezia e la sua storia, tra la città e l’acqua, tra il sacro e il profano. È l’unica festa veneziana che non si limita a osservare la tradizione: la reinventa ogni anno, portando la città in laguna, e la laguna nel cuore della città.
È anche un’occasione per riflettere sul valore della resilienza urbana, sul senso della comunità e sulla memoria storica. Come nel 1577, quando i veneziani ringraziarono il Redentore per la salvezza, così oggi la festa rappresenta un inno alla vita, alla bellezza e alla speranza. E non è un caso che, per molti veneziani, il Redentore sia considerato il vero “Capodanno della città”.
Glossario
Redentore: titolo di Cristo, qui inteso come “colui che redime”, ovvero libera dal male.
Giudecca: isola di Venezia dove sorge la Basilica del Redentore.
Ponte votivo: ponte temporaneo di barche costruito come atto devozionale.
Casotti: imbarcazioni addobbate come salotti galleggianti, tipiche della festa.
Zattere: fondamenta lunghe e ampie nel sestiere di Dorsoduro, punto di partenza della processione.
Fooghi: fuochi d’artificio in dialetto veneziano.
Regata: competizione remiera tradizionale veneziana.
Bibliografia essenziale e commentata
C. Franzoi, La Festa del Redentore. Origine e significato, Marsilio, Venezia 2003.
Testo fondamentale per comprendere il contesto storico e religioso della festa.
A. Caracciolo, Venezia e la peste: da San Rocco al Redentore, Einaudi, Torino 1991.
Analisi della peste del 1575–77 e della risposta veneziana.
G. Tassini, Curiosità Veneziane, Filippi Editore, Venezia 1872.
Raccolta di aneddoti e curiosità, tra cui le prime descrizioni delle feste popolari veneziane.
P. Zorzi, Le feste della Serenissima. Riti, cerimonie e spettacoli, Skira, Milano 2005.
Ottima panoramica delle celebrazioni pubbliche nella Venezia storica.
Comune di Venezia – Direzione Cultura, Festa del Redentore 2024 – Programma ufficiale e misure di sicurezza, disponibile online.
Fonte per dati e numeri recenti.
Archivio Fotografico Giacomelli, La notte dei casotti: immagini del Redentore 1930–1980, Mostra fotografica permanente.
Importante per ricostruire l’evoluzione iconografica del Redentore.

