Da giovedì 2 a domenica 5 ottobre l’Arsenale di Venezia ospita, per il terzo anno consecutivo, la mostra dedicata ai mestieri artigiani più pregiati della tradizione italiana.
Forte dei 12.000 visitatori registrati nella scorsa edizione, il Salone dell’Alto Artigianato Italiano di quest’anno accoglie più di 160 maestri artigiani provenienti da tutte le regioni d’Italia. In particolare, non potevano mancare le classiche eccellenze locali: il vetro e le perle di Murano, i merletti di Burano e la cantieristica.
Ma non solo: quest’anno si è vista una costante crescita di una costellazione di imprenditori che puntano sull’eccellenza del lavoro artigiano per riportare alla ribalta del Salone mestieri antichi e vecchie tradizioni rivisitate in chiave moderna.
Si direbbe una prova di resilienza artigianale di fronte alle recenti problematiche globali, come l’avvento dell’intelligenza artificiale, l’invasione dei mercati di merce a basso costo, il crollo causato dai dazi americani e le guerre in diverse parti del mondo.
Sopra tutta l’esposizione aleggia il fantasma della globalizzazione, sempre in agguato per sminuire l’eccellenza a favore delle miopi leggi di mercato. Tuttavia, il colorito proliferare di pellami, tessuti, gioielli e creazioni di ogni genere restituisce vigore e fiducia ad alcuni dei grandi nomi dell’artigianato italiano e funge da sprone per i giovani intraprendenti che vogliono esprimere tutta la loro creatività.
Sotto le Tese e le storiche Nappe di San Cristoforo sono intervenuti il sindaco Luigi Brugnaro, il presidente dell’ICE Matteo Zoppas e il viceministro alle Imprese e al Made in Italy Valentino Valentini, che hanno dato il via alla kermesse.
Assente, questa volta, Luca Zaia, che ha però contribuito con una sua lettera a testimoniare l’attenzione che la Regione Veneto riserva alla manifestazione, la quale vanta una vasta partecipazione da parte degli artigiani locali, più di 40 dei quali provenienti dal solo centro storico della Serenissima.
Un vero festival di colori e attività: più di 90 le dimostrazioni dal vivo. Ci sono maestri mosaicisti, orafi e cesellatori di altissima qualità, ma anche sartorie impegnate nel riciclo dei materiali, così come carpentieri e liutai, tutti con un occhio di riguardo alla sostenibilità.
E poi moto, pianoforti, ombrelli, maschere e… dinosauri: un percorso tutt’altro che noioso, in cui immergersi tra mille curiosità utili per aprire la mente e sfuggire alle logiche anestetizzanti dei centri commerciali, di internet e dei telegiornali.
Insomma, si potrebbe definire il Salone come una vera boccata d’aria fresca.
Andrea Peggioroni














