Domenico Montagnana, nato a Lendinara (territorio allora soggetto alla Repubblica di Venezia) il 24 giugno 1686 e morto a Venezia nel marzo 1750, rappresenta una delle vette più alte dell’arte liutaria europea. La sua produzione, in particolare i violoncelli, ha raggiunto nel tempo un valore simbolico e materiale tale da renderlo secondo solo – e non sempre – ai grandi nomi cremonesi come Stradivari e Guarneri. La sua bottega, la vernice inconfondibile, la forma possente dei suoi strumenti, la selezione rigorosa dei legni e la sua mano ferma ma poetica hanno contribuito a definire il canone della liuteria veneziana nel Settecento, facendone uno dei momenti di massima espressione dell’artigianato musicale italiano.
Dalle origini rodigine all’apprendistato nella Serenissima
Montagnana nacque in un ambiente rurale, nella cittadina polesana di Lendinara, dove la musica colta arrivava filtrata dal clero e dalla nobiltà locale. Tuttavia, fu attratto fin da giovane dalla vitalità artistica di Venezia, dove si trasferì all’età di circa 15 anni. Nella capitale lagunare, allora crocevia internazionale di arti, mestieri e commerci, trovò il terreno ideale per formarsi professionalmente.
Non ci sono documenti certi sul suo apprendistato, ma la stilistica dei suoi primi strumenti rivela un’influenza diretta della bottega di Matteo Goffriller (1659–1742), considerato il fondatore della scuola liutaria veneziana. Goffriller era noto per la costruzione di strumenti dal timbro caldo e potente, molto richiesti da orchestre e solisti.
Goffriller e la scuola veneziana si distinguevano dalla più rigorosa scuola cremonese per un approccio meno formale ma più sperimentale, spesso improntato alla ricerca della sonorità e della resa espressiva. Montagnana assorbì questa attitudine e la elaborò in uno stile personalissimo, tanto che il suo nome è oggi sinonimo di uno dei più potenti e cantabili violoncelli mai creati.
L’apertura della bottega “Alla Cremona” e il cuore dell’arte veneziana
Intorno al 1711 Montagnana aprì la sua bottega a Venezia, in Calle degli Stagneri, nel sestiere di San Marco. Il nome dell’insegna, “Alla Cremona”, rappresentava tanto un omaggio quanto una sfida: evocare l’eccellenza di Cremona per superarla secondo il gusto veneziano. La bottega si trovava in una zona strategica, frequentata da musicisti, nobili e forestieri, a due passi dai teatri e dalle scuole musicali.
Fu una scelta felice. I suoi strumenti cominciarono rapidamente a distinguersi per qualità sonora e bellezza estetica, attirando clienti da ogni parte d’Europa. Il contesto musicale veneziano – con istituzioni come l’Ospedale della Pietà dove insegnava Antonio Vivaldi – esigeva strumenti potenti, capaci di emergere anche nelle sale più ampie. Montagnana rispose a questa esigenza creando strumenti con arcature più piatte e cassa più ampia, perfetti per la proiezione sonora.
Caratteristiche tecniche e stilistiche: l’inconfondibile marchio Montagnana
Tra i liutai veneziani, Montagnana fu probabilmente il più riconoscibile. I suoi violoncelli, in particolare, sono ritenuti perfetti per un repertorio espressivo, drammatico, romantico, come testimoniano i grandi interpreti che li hanno suonati. Le caratteristiche principali includono:
• Arcature basse: permettono maggiore vibrazione e volume.
• Corpo ampio: ideale per profondità e potenza sonora.
• F-holes ampie e ben posizionate, per una risonanza ottimale.
• Vernice ricca: di tonalità che vanno dal rosso porpora al dorato brillante, conferisce allo strumento una vibrazione visiva e acustica.
• Volute energiche: scolpite con decisione, mostrano una forte identità artigianale.
• Legni pregiati: acero marezzato e abete rosso alpino, selezionati con cura maniacale.
Una curiosità: pare che Montagnana fosse molto geloso delle sue ricette di vernice, al punto che non le lasciò mai scritte. Ancora oggi, alcuni liutai contemporanei cercano di ricostruire le sue formule a partire da analisi microscopiche.
Tecniche di restauro e conservazione: Montagnana sotto la lente del XXI secolo
Gli strumenti di Montagnana, oggi custoditi in musei e collezioni private, richiedono restauri particolarmente delicati. I laboratori di restauro specializzati (come quelli della Royal Academy of Music o della Scuola di Liuteria di Cremona) utilizzano TAC, microscopia digitale e imaging multispettrale per analizzare la struttura del legno, le vernici originali e le eventuali modifiche apportate nei secoli. Questo approccio consente di preservare l’autenticità dell’opera e di restituire agli strumenti il massimo della loro funzionalità musicale.
Capolavori immortali: i violoncelli celebri
Oggi si conoscono circa 150 strumenti firmati da Montagnana, di cui circa 60 violoncelli. Alcuni di questi sono entrati nella leggenda:
• Il “Petunia” (1733) – Suonato da Yo-Yo Ma, famoso per la sua potenza e dolcezza. È uno strumento che, secondo le parole del celebre violoncellista, “parla anche quando tace”.
• Il “Feuermann” (1735) – Appartenuto a Emanuel Feuermann, è considerato uno degli strumenti più equilibrati mai costruiti.
• Lo “Sleeping Beauty” (1739) – Così chiamato per essere rimasto nascosto in una collezione privata per oltre un secolo. Fu poi adottato da Heinrich Schiff.
• L’“Ex-Servais” (1738) – Un tempo di proprietà di Adrien-François Servais, noto come “il Paganini del violoncello”. Attualmente è suonato da Nathaniel Rosen.
Confronto con i cremonesi: Montagnana e Stradivari
Mentre Stradivari tendeva a strumenti più eleganti e leggeri, Montagnana prediligeva modelli massicci e potenti, pensati per la proiezione e la ricchezza timbrica. Se i violoncelli di Stradivari sono spesso considerati “voce di contralto”, quelli di Montagnana sono “baritoni” dalla voce ampia, corposa, emozionale. Questa differenza di concezione li rende perfettamente complementari, e molti grandi violoncellisti del Novecento hanno alternato l’uso dei due.
La Venezia musicale del Settecento: una mappa sonora
Nel Settecento Venezia era una vera capitale musicale europea. Le Scuole Grandi, le chiese, i teatri e gli ospedali musicali ospitavano un numero impressionante di concerti, opere e messe cantate. Tra i principali centri musicali legati anche alla liuteria figurano:
• L’Ospedale della Pietà, dove Vivaldi compose e insegnò
• Il Teatro San Giovanni Grisostomo (poi Teatro Malibran), noto per l’opera seria
• Il Teatro San Samuele, frequentato da Goldoni e da musicisti
• Le chiese di San Marco e dei Frari, celebri per i cori e le cappelle musicali
Tutto questo creava una domanda costante di strumenti di alta qualità, stimolando la produzione liutaria e rendendo Venezia una delle capitali mondiali dell’arte degli strumenti ad arco.
Fine di un’epoca e declino della scuola veneziana
Montagnana morì a Venezia tra il 6 e il 7 marzo 1750. Il certificato di morte cita la causa come “ipocondria”, una definizione generica usata spesso per condizioni depressive o malattie croniche non identificate. La sua bottega fu ereditata da Giorgio Serafin, marito della figlia Antonia Anna. Sebbene capace, Serafin non raggiunse mai il livello del suocero, e dopo pochi decenni la scuola veneziana perse il primato, offuscata dal dominio della liuteria tedesca e francese.
Riscoperta nel XIX–XX secolo: dal silenzio alla gloria
Nel XIX secolo, con il fiorire del collezionismo musicale e l’avvento di solisti internazionali, gli strumenti antichi cominciarono a essere rivalutati. Montagnana, inizialmente meno celebrato rispetto ai cremonesi, cominciò ad attirare l’interesse di interpreti che cercavano strumenti dal timbro profondo e potente, adatti alle grandi sale.
Il XX secolo ha sancito la piena riscoperta della sua arte, anche grazie a celebri solisti che hanno voluto riscoprire strumenti “non stradivariani” ma altrettanto iconici. Oggi, un violoncello Montagnana può superare il milione di euro alle aste internazionali.
Glossario
• Liuteria: Arte della costruzione degli strumenti ad arco.
• Voluta: La spirale scolpita sulla testa del manico dello strumento.
• Arcatura: Curvatura della tavola armonica e del fondo.
• F-holes (effe): I fori armonici a forma di “f” presenti sulla tavola.
• Vernice grassa: Vernice oleosa che penetra nel legno e ne valorizza la vibrazione.
• Marezzato: Effetto estetico a onde o fiammature nel legno d’acero.
Aneddoti e curiosità
• Si narra che Montagnana fosse estremamente severo nella selezione dei legni. Aveva un fornitore fidato in Val di Fiemme, dove si recava personalmente.
• Alcuni suoi strumenti presentano incisioni o piccole firme nascoste all’interno della cassa armonica, visibili solo con uno specchio o una sonda ottica.
• La sua bottega, oggi non più esistente, è commemorata con una targa in Calle degli Stagneri a Venezia.
• Alcuni violoncelli Montagnana sono stati sottoposti a TAC (tomografia computerizzata) per studiare lo spessore delle tavole e dei fondi, rivelando una precisione incredibile nei calcoli acustici.
Bibliografia essenziale (commentata)
• Charles Beare, “Italian Violin Makers” (1978) – Volume fondamentale per la storia della liuteria italiana, con schede su Montagnana e fotografie degli strumenti.
• Stefano Pio, Liuteria Veneziana (2002) – Studio dettagliato sulla scuola veneziana, con attenzione a Montagnana e Goffriller.
• David Rattray, Masterpieces of Italian Stringed Instruments (2000) – Catalogo illustrato del Royal Academy of Music con analisi tecnica degli strumenti antichi.
• Tim Ingles, The Auction Scroll (Sotheby’s) – Testimonia le quotazioni e le provenienze storiche degli strumenti Montagnana nelle aste internazionali.
• Bruce Carlson, The Sound of Wood (2021) – Tratta dell’influenza del legno nella liuteria, con sezioni dedicate alle tavole alpine utilizzate anche da Montagnana.
Conclusione
Domenico Montagnana fu non solo un artigiano, ma un artista. La sua eredità si trova nelle mani dei più grandi musicisti del mondo, nelle sale da concerto, nei musei e nelle memorie acustiche di chi ha avuto il privilegio di ascoltare i suoi strumenti. Il suo nome è oggi garanzia di potenza espressiva, bellezza costruttiva e continuità di una tradizione veneziana che, attraverso di lui, ha raggiunto il proprio apogeo.


