Veronica Franco (1546-1591): cortigiana, poetessa e donna di lettere nella Venezia del Rinascimento
Introduzione
Venezia, la Serenissima Signora dei mari, conosciuta anche, durante la millenaria esistenza della Repubblica Veneta, come la Dominante, fu una potenza di mare e di terra, capace di influenzare le popolazioni dei suoi domini e di garantire prosperità e crescita in un contesto storico di grandi trasformazioni. Nel XVI secolo, sebbene il potere economico veneziano stesse progressivamente diminuendo a causa della scoperta del Nuovo Mondo e del prevalere di rotte commerciali portoghesi e spagnole, la città manteneva intatta la sua supremazia culturale e artistica, continuando a essere meta di pittori, musicisti e letterati.
È in questo vibrante e contraddittorio contesto che nacque Veronica Franco, il 25 marzo 1546, la cortigiana onesta più famosa e ammirata della Serenissima, donna di grande bellezza, cultura e spregiudicatezza. La sua vita, tra successi e traversie, riflette le contraddizioni del suo tempo e la possibilità, per una donna, di uscire dall’ombra e affermarsi con intelligenza, cultura e coraggio.
Famiglia d’origine e primi anni
Veronica nacque in una famiglia cittadina veneziana di media borghesia. Figlia di Francesco Franco e Paola Fracassa, la sua genealogia era tipica delle famiglie originarie di Venezia, quelle cioè con diritto di cittadinanza, e dunque con una certa agiatezza. Aveva tre fratelli, o meglio fratellastri: Girolamo, Orazio e Serafino, quest’ultimo citato nel testamento della poetessa come prigioniero dei turchi dal 1570.
La madre, Paola, era stata a sua volta cortigiana onesta prima di unirsi a Francesco, e fu lei a guidare Veronica verso la stessa carriera. Morto il padre, o comunque separata la famiglia, Paola, dotata di senso pratico e ambizione, organizzò per la figlia un matrimonio combinato con Paolo Panizza, un medico anziano e dedito quasi esclusivamente al suo lavoro. L’unione durò poco: nel 1564 Panizza ottenne l’annullamento dichiarando di essere stato ingannato sul passato di Veronica e disconoscendo il figlio Achilletto.
Poco dopo, Veronica fu iscritta nel “catalogo” ufficiale delle cortigiane veneziane, con tanto di tariffe, e iniziò la sua carriera in Santa Maria Formosa, sotto la guida attenta della madre, che gestiva i suoi affari e si occupava del pagamento delle tasse.
Il ruolo delle cortigiane oneste a Venezia
Nel Cinquecento veneziano le cortigiane oneste occupavano una posizione singolare: diverse dalle prostitute comuni, erano donne colte, spesso poliglotte, esperte nelle arti, nella musica e nella conversazione. La loro funzione era quella di intrattenere e accompagnare i potenti, ma anche di partecipare attivamente alla vita culturale della città, prendendo parte a salotti letterari, accademie e ambienti artistici.
Le cortigiane godevano di una libertà eccezionale rispetto alle donne comuni, potevano possedere proprietà, scegliere i propri amanti, essere protagoniste nella vita sociale e culturale, e spesso influenzare uomini di potere.
Veronica Franco si distinse fra tutte per la sua cultura, la sua intelligenza e la sua abilità poetica, tanto da diventare un modello per la sua categoria, ma anche oggetto di invidia e critiche.
Ascesa sociale e culturale
Già a 20 anni Veronica aveva raggiunto l’apice del successo: la sua fama si diffuse per tutta Venezia e oltre, le sue tariffe saliva rapidamente — da 2 scudi per una notte agli esordi, fino a 50 scudi per la notte o 15 per un solo bacio — riflettendo il suo prestigio. Acquisì proprietà immobiliari e poteva permettersi di rifiutare i corteggiatori indesiderati.
La sua dimora divenne un luogo di incontro per intellettuali e nobili, specialmente nei mesi invernali, quando la città si faceva fredda e umida. Vi si consumavano serate allietate da buona malvasia, conversazioni raffinate e momenti di piacere.
La bellezza, l’arguzia e l’erudizione le permisero di accedere ai circoli più esclusivi, tra cui l’Accademia degli Incogniti e la cerchia dei letterati veneziani.
Le opere letterarie di Veronica Franco
“Terze rime” (1575)
La prima pubblicazione di Veronica fu la raccolta di poesie Terze rime, stampata nel 1575. Si tratta di venticinque componimenti in terzine dantesche, nei quali si alternano temi amorosi, difese della condizione femminile, satire contro la società e lettere poetiche a personaggi illustri.
Ecco un esempio tratto da una sua poesia:
“… E se ben fosti in me così superbo,
pur non potesti a me far che ti fussi
men caro, o men da me stimato e serbo.”
(da una poesia rivolta a un amante ingrato)
Un altro passo particolarmente noto, esprime la sua visione dell’amore e della forza femminile:
“Se siamo armate e addestrate
siamo in grado di convincere gli uomini
che anche noi abbiamo mani, piedi e un cuore
come il loro; e anche se siamo delicate e tenere,
ci sono uomini delicati che possono essere anche forti
e uomini volgari e violenti che sono codardi.”
(Attribuita a Veronica Franco)
“Lettere familiari a diversi” (1580)
Nel 1580 pubblicò la raccolta in prosa Lettere familiari a diversi, composta da cinquanta lettere indirizzate a nobili, prelati e intellettuali, nelle quali affrontava temi morali, politici e culturali. Il tono è spesso ironico e polemico, e rappresenta uno dei primi esempi in lingua italiana di prosa scritta da una donna.
La lettera più celebre è quella rivolta a Enrico III di Francia, che visitò Venezia nel 1574 e con il quale Veronica ebbe un rapporto epistolare, come emerge da:
“Se non che, come le lettere fan le vie sicure,
così fanno anche il sentiero della mente più aperto,
onde il mio spirito ha potuto liberamente
giungere al vostro alto intelletto…”
(Lettera a Enrico III di Francia, 1580)
Veronica e Enrico III di Francia: la poesia a lui dedicata
La relazione tra Veronica Franco e Enrico III, che all’epoca era ancora duca d’Anjou, è una delle più suggestive testimonianze della sua vita pubblica.
Nel 1574, Enrico visitò Venezia in occasione della sua elezione al trono di Polonia-Lituania e, successivamente, alla corona francese. Veronica compose per lui poesie e lettere, celebrandolo come un principe illuminato e un mecenate della cultura.
La poesia a lui dedicata, parte del corpus delle Terze rime, esprime l’ammirazione per il sovrano e la speranza di un favore reale, ma con una sottile ironia e consapevolezza delle difficoltà:
“A V. S. serenissimo, Enrico III, re di Francia
Il caro volto e la leggiadra mente
che in voi l’alta bellezza ha racchiuso,
mostrano quanto in voi gentil sembiante
natura e arte han di sé compreso.
S’io potessi con mia lingua intrepida
esprimere quel che in me d’amor s’accende,
certo, o re, la dolce vostra guida
al cor mio, per virtù, alto ascenderà.”
Questa composizione è significativa anche per il suo stile elegante, che fonde l’eloquenza classica con l’intensità lirica, mostrando l’estro e la padronanza formale della Franco.
La vita privata e gli uomini illustri
Veronica non fu solo cortigiana di lusso, ma anche madre e donna socialmente attiva. Ebbe almeno sei figli, ma solo tre superarono l’infanzia. Il matrimonio con Panizza era finito, ma lei continuò a mantenere un ruolo pubblico e culturale importante.
Tra gli uomini con cui ebbe rapporti vi furono:
• Domenico Venier, patrizio e umanista, mecenate di letterati e artisti veneziani.
• Marco Venier, figura politica e letteraria.
• Jacopo Tintoretto, il grande pittore veneziano, a cui viene talvolta attribuito un ritratto della Franco.
• Enrico III di Francia, già ricordato.
• Numerosi altri nobili e personaggi influenti che frequentavano la Serenissima.
Questi rapporti non erano solo mondani ma spesso intellettuali e culturali, poiché Veronica era una conversatrice raffinata e una donna dotata di ampie conoscenze.
L’accusa di stregoneria e il declino
Nonostante il successo, Veronica dovette affrontare anche avversità. Nel 1580 fu accusata di stregoneria dall’Inquisizione veneziana, una comune accusa per donne indipendenti che sfidavano le norme sociali. Il processo si concluse con la sua assoluzione, ma segnò l’inizio di un declino nella sua fortuna.
Con la perdita del favore dei mecenati e il peso degli scandali, la sua attività culturale si ridusse, così come le possibilità economiche. Morì nel 1591, a soli 45 anni, probabilmente dimenticata dal grande pubblico, seppellita nella chiesa di San Francesco alle Vigne a Venezia.
Curiosità e aneddoti
• La Franco possedeva una biblioteca privata, una rarità per una donna del tempo.
• Si dice che aiutasse ragazze povere e orfane, proteggendole dalla prostituzione o offrendone una via d’uscita.
• Nel “Catalogo delle cortigiane di Venezia”, una sorta di guida ufficiale, erano annotate tariffe e qualità delle cortigiane: Veronica e sua madre vi comparivano entrambe, segno del loro status.
• In alcune lettere, Veronica rivendica la superiorità morale e intellettuale delle donne rispetto agli uomini, sfidando i pregiudizi maschili.
Veronica Franco nel cinema: “Dangerous Beauty” (1998)
La vita e la leggenda di Veronica Franco sono state portate sul grande schermo nel film “Dangerous Beauty” (1998), diretto da Marshall Herskovitz e interpretato da Catherine McCormack. Tratto dal libro The Honest Courtesan di Margaret Rosenthal, il film racconta l’ascesa di Veronica dalla gioventù alla fama, fino al processo per stregoneria.
Pur con alcune licenze narrative, il film è apprezzato per l’ambientazione storica accurata, le scenografie veneziane e il ritratto di una donna che sfida i vincoli del suo tempo, diventando simbolo di emancipazione femminile.

Conclusione
Veronica Franco resta una figura emblematica del Rinascimento veneziano: cortigiana, madre, poetessa, donna di lettere, testimone di un’epoca di contrasti tra libertà e repressione, cultura e morale. La sua opera letteraria, la sua vita pubblica e la sua voce coraggiosa hanno contribuito a riscrivere la storia della donna nel Cinquecento, offrendoci un esempio luminoso di resistenza culturale e personale.
Glossario
• Cortigiana onesta: donna colta, elegante e libera, che intratteneva rapporti con nobili e potenti, distinguendosi dalle prostitute comuni.
• Terzine dantesche: schema poetico ABA BCB CDC, usato da Dante nella Divina Commedia.
• Accademia degli Incogniti: circolo culturale veneziano del XVII secolo, noto per la sua influenza letteraria e politica.
• Inquisizione veneziana: tribunale ecclesiastico che perseguiva eresie e devianze morali.
• Catalogo delle cortigiane di Venezia: lista ufficiale delle cortigiane riconosciute dalla Repubblica con relative tariffe.
Bibliografia essenziale
• Franco, Veronica. Terze rime, Venezia, 1575.
• Franco, Veronica. Lettere familiari a diversi, Venezia, 1580.
• Rosenthal, Margaret F. The Honest Courtesan: Veronica Franco, Citizen and Writer in Sixteenth-Century Venice. University of Chicago Press, 1992.
• Da Mosto, Andrea. L’Archivio di Stato di Venezia: indici, inventari, guide. Roma, 1937.
• Brown, Patricia Fortini. Venetian Narrative Painting in the Age of Carpaccio. Yale University Press, 1988.
• Pullan, Brian. Rich and Poor in Renaissance Venice. Harvard University Press, 1971.
Appendice
Questi sono i due sonetti che ella dedicò a re Enrico III di Valois (Fontainebleau, 19 settembre 1551 – Saint-Cloud, 2 agosto 1589), re di Francia dal 1574 al 1589, dopo la notte con lui trascorsa in occasione della visita a Venezia di Enrico in viaggio (sarebbe meglio dire fuga) dalla Polonia verso la Francia per essere incoronato sovrano di Francia.
I.
Come talor dal Ciel sotto umil tetto
Giove tra noi quaggiù benigno scende,
E perchè occhio terren dall’alt’oggetto
Non resti vinto , umana forma prende ;
Così venne al mio povero ricetto,
Senza pompa real che abbaglia e splende,
Dal fato Enrico a tal dominio eletto
Che un sol mondo nè ‘l cape e nol comprende.
Benchè sì sconosciuto, anch’al mio cuore
Tal raggio impresse del divin suo merto,
Che in me s’estinse il natural vigore ;
Di ch’ei, di tanto affetto non incerto ,
L’immagin mia di smalto e di colore
Prese al partir, con grato animo aperto.
II.
Prendi Re, per virtù sommo e perfetto ,
Quel che la mano a porgerti si stende,
Questo scolpito e colorato aspetto ,
In cui ‘l mio vivo e natural s’intende .
E se a esempio sì basso e sì imperfetto
La tua vista beata non s’attende,
Risguarda alla cagion non all’effetto :
Poca favilla ancor gran fiamma accende
Fonte “Il viaggio in Italia di Enrico III re di Francia e le feste a Venezia, Ferrara, Mantova e Torino” di Pier De Nolhac e Angelo Solerti, edizione del 1890 a cura di L. Roux e C. Editori.
