Marcello Tegalliano, il presunto successore di Paoluccio Anafesto, rimane una figura avvolta nell’incertezza storica. La scarsità di documentazione e la natura frammentaria delle fonti lasciano aperta la possibilità che la sua esistenza sia più leggendaria che reale. Tuttavia, secondo alcuni studi, potrebbe essere stato lo stesso “magister militum” che, insieme ad Anafesto, firmò il trattato con il re longobardo Liutprando.Un riferimento importante a Tegalliano compare nel “Pactum Lotharii”, stipulato nell’840 tra l’imperatore Lotario I e il doge Pietro Tradonico. In questo documento è citata la “Terminatio Liutprandina”, un accordo sui confini attorno a Cittanova, in cui si menzionano tre figure chiave: il re Liutprando, il doge Paoluccio Anafesto e Marcello, “magister militum”, all’epoca incaricato dall’esarca di Ravenna di supervisionare il Ducato di Venezia.L’operato di Tegalliano ricevette un commento sintetico da Andrea Dandolo, doge dal 1343 al 1354, che nella sua “Chronica” lo descrisse come un “uomo abbastanza utile.” Una delle sue poche azioni documentate riguarda una disputa sul culto delle immagini sacre tra il patriarca di Aquileia e quello di Grado. Tegalliano prese le difese di quest’ultimo, ottenendo persino il supporto di Papa Gregorio II.Il cognome “Tegalliano” gli fu attribuito successivamente, e secondo alcune ipotesi potrebbe essere appartenuto alle famiglie dei Fonicalli o dei Marcello. Morì a Eraclea nel 726. Tuttavia, al pari di Paoluccio Anafesto, alcuni studiosi mettono in dubbio la sua effettiva esistenza, evidenziando come le figure dei primi dogi rimangano, per mancanza di fonti certe, sospese tra storia e leggenda.
