di Andrea Peggioroni
E’ stato un ottobre movimentato per Venezia che si riscopre crocevia di culture diverse e terreno fertile per nuove tendenze
anziché adagiarsi nell’autoreferenziale ruolo di crogiolo delle antiche tradizioni, la Serenissima guarda avanti proponendosi come leader nel campo dell’arte e del turismo.
Il mese è iniziato col Salone dell’Alto Artigianato Italiano, una di festa di colori durata quattro giorni in uno degli spazi più iconici di Venezia, le Tese dell’Arsenale, dove più di 160 maestri artigiani provenienti da tutta Italia, ed in particolare dal Veneto, hanno presentato nei loro stand il meglio della loro produzione agli oltre 14.000 visitatori intervenuti per l’occasione, con dimostrazioni dal vivo di mestieri d’arte ed eccellenza, in quei luoghi storici già recuperati al pubblico dal Salone Nautico di inizio stagione.
Queste manifestazioni si vanno ad aggiungere alle Biennali d’Arte e d’Architettura, che tradizionalmente insieme alla Mostra del Cinema attirano ogni anno milioni di persone nel duplice ruolo di attori e spettatori. La città ritorna quindi ad essere un palcoscenico ideale per gli investitori di grandi compagnie internazionali, che puntano sulla richiesta sempre crescente di strutture ricettive, favorita dalla grande disponibilità di palazzi e siti storici.
Stiamo parlando di sogni trasformati in architettura come quello che Airelless, il marchio del lusso francese, aprirà prossimamente alla Giudecca nell’ex Convento delle Zitelle. Con 45 camere votate al lusso più esclusivo e due piscine, rarissime a Venezia, la struttura viene già segnalata dalle più importanti riviste di settore come uno degli hotel più belli del mondo.
Sarà quindi la volta dell’atteso Orient Express che verrà inaugurato nella primavera del 2026 in Strada Nuova nelle quattrocentesche sale del prestigioso Palazzo Donà Giovannelli. Da un progetto dell’archistar Aline Asman d’Amman, nella ex sede storica della Casa d’Aste Semenzato, il nuovo cinque stelle ospiterà il raffinato ristorante l’Orangerie, affidato alle cure dello chef tre stelle Michelin Heinz Beck.
L’hotel fa parte di un più ampio progetto del gruppo Accor, che comprende anche il mitico treno Dolce Vita Orient Express, ed il nuovo superyacht Orient Express Corinthian, il tre alberi più grande del mondo che dall’anno prossimo dovrebbe partire dalle placide acque del bacino di S. Marco per le sue rotte esotiche.
Infine, siamo finalmente al conto alla rovescia per la riapertura di una delle vecchie glorie del centro storico, nel 2027 verrà infatti restituito ai veneziani l’Hotel Bauer Grunwald, che ritornerà più bello che mai dopo un’ampia ristrutturazione da 280 milioni di euro stanziati da Mohari Hospitality e Omnam Investment Group, altre due società internazionali attive nell’hôtellerie del lusso e lifestyle.
Parallelamente alla crescita di mostre ed alberghi, si sta sviluppando un’altro interessante fenomeno, è l’intensa quanto inattesa proliferazione delle gallerie d’arte. Nomi di spicco nella scena artistica mondiale hanno trovato le loro sedi fra calli e callette, fondendosi armoniosamente col tessuto urbano, in aperta controtendenza rispetto allo scempio perpetrato da ATM e negozi di paccottiglia turistica.
Purtroppo però restano sempre controversi i giudizi sulle nuove attività, come nell’ultimo caso, quello delle Galeries Bartoux.
Marchio di fama internazionale con più di 20 sedi fra cui Parigi, Londra e New York, le gallerie hanno aperto il 10 ottobre scorso nel cosiddetto Miglio dell’arte, che parte dalla Punta della Dogana, e attraverso Palazzo Guggenheim arriva alle Gallerie dell’Accademia.
Ed è qui che, negli edifici che ospitavano un tempo il prestigioso negozio d’antiquariato di Pietro Scarpa ed il leggendario Cinema Accademia, un lungo e rispettoso restauro ha ridato vita alle storiche sale del cinema con il suo splendido ballatoio, e rivitalizzato terrazza e giardino che ora accolgono, oltre alla mostra e le proiezioni multimediali, il Cafè des Art, un caffè letterario curato dallo staff del rinomato ristorante trevigiano Le Marcandole della famiglia Rorato.
Presenti all’inaugurazione oltre agli 800 invitati anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. L’evento è stato però prima annunciato, ed in seguito bocciato, da testate di rilievo come Artibune ed Exibart, che hanno a tratti anche aspramente criticato l’utilizzo dei 1.200 metri quadrati della struttura dedicati ad un turismo definito “inconsapevole, estrattivo e superficiale”.
Superato il giudizio sulla validità dell’operazione, resta comunque la riqualificazione di una centralissima zona della città rimasta abbandonata all’incuria del tempo da decenni.
La rivitalizzazione dei palazzi veneziani più importante passa comunque da tutte le manifestazioni di quella che si può definire la Biennale diffusa, un caleidoscopio di eventi collaterali che arricchiscono l’autunno veneziano con premi e conferenze prima della chiusura invernale, come il Leone d’oro alla carriera, assegnato per la Biennale Musica alla compositrice americana Meredith Monk, e le sessioni multiculturali di Weaving Dialogues organizzate dall’European Cultural Centre. Presente in città nelle prestigiose sedi di Palazzo Mora, Palazzo Bembo e i Giardini della Marinaressa, l’ECC chiude con successo la sua settima edizione, che annovera fra i suoi oltre 207 partecipanti personaggi di spessore come Alejandro Aravena, già curatore della Biennale d’architettura e premio Pritzker 2016, mentre a Palazzo Michiel l’architettura e sostenibilità sono state l’argomento dei dibattiti pubblici a cui hanno preso parte relatori internazionali ed esperti di fama come il nostro Pietro Teatini dell’Università di Padova a proporre nuove soluzioni sostenibili per la rigenerazione delle città.
Sostenibilità e rigenerazione sono infatti diventate le parole d’ordine, e a Venezia in particolare se ne parla nelle sue multiple accezioni di sostenibilità ambientale e di turismo sostenibile. Terminata la stagione estiva 2025 la città guarda ora al futuro con rinnovata fiducia\sfiducia. Il 2026 sarà la stagione della nuova Biennale d’Arte In minor keys ideata dalla scomparsa Koyo Kouoh, chissà chi troveremo a dirigere il teatro La Fenice dopo le polemiche seguite alla nomina di Beatrice Venezi. Del resto, i posti chiave che governano la città sono stati recentemente tutti attribuiti ad esponenti della destra, mentre sono prossime le elezioni che decideranno sul sindaco ed il presidente della Regione Veneto. La situazione è quindi notevolmente fluida, e noi ci auguriamo che l’evoluzione degli eventi porti Venezia ad una nuova stagione di rinnovamento che gli permetta di riallinearsi col resto del mondo.
