Parte 1 – Antefatti e contesto storico della Battaglia di Matapan
Introduzione
La Battaglia di Matapan, nota anche come scontro di Capo Matapan, si svolse il 19 luglio 1717 davanti alle coste del Peloponneso, nei pressi di Capo Tenaro (Matapan). Essa rappresenta uno degli episodi navali più significativi della Settima guerra tra Venezia e l’Impero Ottomano (1714–1718). Lo scontro vide contrapposte la flotta della Serenissima, rafforzata da contingenti portoghesi, papali e maltesi, contro la potente armata navale ottomana comandata dal Kapudan Pascià İbrahim Paşa. Sebbene non decisiva, la battaglia mise in luce i limiti militari veneziani e la resilienza ottomana, fungendo da preludio al trattato di Passarowitz (1718), che segnò il tramonto della supremazia veneziana nell’Egeo.
1. Il contesto geopolitico e strategico
1.1 La ripresa ottomana dopo la pace di Karlowitz
Dopo la sconfitta subita con il trattato di Karlowitz (1699), l’Impero Ottomano intraprese un processo di riorganizzazione per recuperare i territori perduti. Tale progetto culminò in una nuova offensiva nell’area del Peloponneso, regione simbolicamente strategica e ricca di possedimenti veneziani. Grazie alla ricostruzione della flotta e al potenziamento delle operazioni navali, la marina ottomana mirava a ridurre la minaccia marittima rappresentata dalla Repubblica di Venezia.
1.2 L’irruzione ottomana e la reazione cristiano-veneziana
Nel 1714, l’Impero Ottomano lanciò un’offensiva che portò rapidamente alla riconquista della Morea, segnando l’inizio della guerra. Venezia non tardò a reagire: nel 1716 entrarono in gioco la Serenissima, il Regno d’Ungheria, i Savoia e gli Asburgo, nel tentativo di contenere l’avanzata ottomana. Venezia, già provata da conflitti precedenti, cercò di ricostituire la propria potenza navale. Fu creata una nuova marina, chiamata Armada Grossa, affidata al comando del Capitano Marcantonio Diedo, affiancato da Andrea Pisani e supportato da flotte alleate portoghesi, maltesi e papali, riunite sotto l’egida della Santa Lega.
1.3 Preparazione alla battaglia
2 luglio 1717: 24 vascelli veneziani al comando di Diedo si incontrarono con 24 galee guidate da Pisani presso Capo Matapan.
Nei mesi di maggio e giugno si aggiunse uno squadrone alleato (9 navi portoghesi, maltesi e pontificie) al comando di Bellefontaine.
Le navi veneziane non disponevano di scorte d’acqua sufficienti e furono costrette a fare scalo a Marathonisi, sull’ammiraglia di Morea, in attesa della flotta ottomana; il posizionamento fu scelto con troppa leggerezza, esponendo la flotta al rischio di un attacco improvviso.
Gli Ottomani, sotto il comando del Kapudan Pascià Eğribozlu İbrahim, disponevano di una flotta composta da 34 vascelli, 24 galee e 1 fregata, molto più manovrabile nei venti leggeri del canale adiacente a Matapan.
2. La flottiglia veneziana e gli alleati
La flotta veneziana era organizzata in quattro divisioni principali:
Prima Divisione (Avanguardia) – 24 vascelli, tra cui Trionfo (ammiraglia di Diedo), Madonna dell’Arsenal, Costanza, Leon Trionfante (armamenti tra 60 e 80 cannoni).
Seconda Divisione (Centro) – Corona, Madonna della Salute, San Pietro Apostolo e altre, con armamento simile.
Terza Divisione (Retroguardia) – guidata da Dolfin, con navi come San Gaetano, Grand’Alessandro.
Quarta Divisione (Alleati) – 9 vascelli portoghesi sotto Bellefontaine: Nossa Senhora da Conceição, Nossa Senhora do Pilar, Santa Catarina, armati tra 46 e 84 cannoni.
Forze leggere di supporto: 13 galee veneziane, 5 maltesi, 4 pontificie, 2 toscane, insieme a navi ausiliarie come la Madonna del Rosario (nave ospedale) e la Capitan Trivisan (nave incendiaria).
3. La flotta ottomana al comando di Ibrahim Paşa
La flotta imperiale ottomana era così composta:
34 vascelli a vela, di cui almeno 30 pesantemente armati;
24 galee, più adatte a manovre rapide e ingaggi ravvicinati;
1 fregata, probabilmente adibita a ricognizione o nave di comando.
Questa composizione offriva vantaggi tattici, specialmente la manovrabilità nelle calme estive del Golfo di Matapan. Ibrahim Paşa era un ammiraglio esperto, con numerose campagne navali alle spalle.
4. Obiettivi strategici delle parti
Venezia e alleati: riaffermare il controllo sul Peloponneso e bloccare l’espansionismo ottomano nel Mediterraneo occidentale.
Impero Ottomano: proteggere la riconquista della Morea e impedire la formazione di alleanze navali ostili nell’Egeo.
Entrambi gli schieramenti erano interessati alle rotte strategiche del Canale di Cerigo (Kythira), passaggio chiave tra l’Egeo e il Mediterraneo occidentale.
5. Preparativi e posizionamenti
5.1 Scoperte e ricognizioni
Il 2 luglio le flotte cristiane, mentre si rifornivano a Marathonisi, notarono i movimenti navali ottomani.
L’assenza di vento impedì a Diedo di manovrare verso nord per intercettare gli Ottomani; fu costretto a restare ancorato a est, nel golfo.
5.2 Condizioni climatiche
Nel Golfo di Matapan il vento leggero (SSE) favoriva gli Ottomani, consentendo loro di muovere agevolmente le galee, rafforzando il loro fronte navale. Le navi veneziane, più pesanti, erano in svantaggio tattico.

Parte 2 – Svolgimento della Battaglia di Matapan
1. L’avvicinamento allo scontro
Il 19 luglio 1717, le due flotte si trovarono faccia a faccia nel Golfo di Matapan, davanti al promontorio più meridionale della Grecia continentale.
La flotta veneziana e alleata, comandata da Marcantonio Diedo, era schierata in linea di battaglia a sud, vicino a Marathonisi, in attesa di un vento favorevole che consentisse di manovrare le grandi navi da guerra.
La flotta ottomana, guidata dal Kapudan Pascià Eğribozlu İbrahim, proveniva da est, sfruttando venti leggeri che avvantaggiavano le agili galee rispetto ai pesanti vascelli veneziani.
L’assenza di vento costringeva i veneziani a rimanere quasi fermi, ancorati o in lenta deriva. Questa situazione, già verificatasi in altri scontri nell’Egeo, permetteva agli Ottomani di guadagnare posizioni senza fatica e senza esporre le loro galee a rischi eccessivi.
2. Ordine di battaglia
2.1 Venezia e alleati
Vascelli veneziani: 24 navi con 50-80 cannoni ciascuna, tra cui Trionfo, San Lorenzo Giustinian, Costanza, Leon Trionfante, Fama Volante.
Forza alleata: 9 vascelli (Portoghesi e Pontifici) guidati da Bellefontaine, più galee maltesi e pontificie.
Forze leggere: 13 galee veneziane, 5 maltesi, 4 pontificie, 2 toscane, unità di supporto come la nave ospedale Madonna del Rosario.
2.2 Ottomani
34 vascelli a vela, molti con equipaggi misti anatolici e greci, armati con 40-70 cannoni.
24 galee e galeotte, ideali per attacchi rapidi e abbordaggi.
1 fregata veloce adibita a ricognizione e comando.
Gli Ottomani godevano dunque di superiorità numerica e tattica, grazie alle galee leggere che potevano aggirare e logorare le linee cristiane immobilizzate dalla bonaccia.
3. L’inizio dello scontro
Alle prime luci del 19 luglio, le vedette veneziane individuarono le vele ottomane all’orizzonte.
Marcantonio Diedo ordinò di mantenere la linea serrata per impedire alle galee turche di insinuarsi tra i vascelli.
Andrea Pisani rafforzò il centro con alcune galee maltesi e pontificie, pronte a respingere eventuali tentativi di abbordaggio.
Gli Ottomani, vedendo la linea veneziana quasi immobile, provarono un attacco frontale a ventaglio. Le prime scariche di cannoni iniziarono verso metà mattina:
I vascelli veneziani risposero con l’artiglieria pesante, causando gravi danni alle galee ottomane che tentavano di avvicinarsi.
Tuttavia, il vento debole impediva ai veneziani di inseguire le unità nemiche e la loro linea restava statica, rendendo difficile passare all’offensiva.
4. Il culmine della battaglia
4.1 Il primo assalto ottomano
İbrahim Paşa ordinò un attacco a tenaglia:
Le galee ottomane tentarono di avvicinarsi alla retroguardia veneziana, cercando di incendiare le navi con barili esplosivi e fuoco greco, arma ancora temuta in mare aperto.
I vascelli pesanti come il Trionfo e il San Lorenzo Giustinian aprirono un fuoco micidiale, distruggendo almeno 3 galee e respingendo gli assalti ravvicinati.
4.2 Lo scontro centrale
Nel centro dello schieramento, i vascelli Corona e Madonna della Salute sostennero un lungo duello d’artiglieria con la nave ammiraglia ottomana. Le fonti raccontano che la nave turca fu gravemente danneggiata ma riuscì a ritirarsi dietro le proprie linee.
La tattica ottomana mirava a logorare i cristiani, costringendoli a consumare munizioni e acqua. İbrahim Paşa contava sulla superiorità numerica e sulla resistenza dei propri rematori schiavizzati, meno sensibili alla fatica prolungata.
4.3 Intervento alleato
Lo squadrone portoghese di Bellefontaine tentò una lenta manovra per aggirare il fianco sinistro ottomano. Tuttavia, la bonaccia rese vano ogni tentativo: i vascelli alleati rimasero quasi fermi, diventando bersagli distanti ma protetti dalla distanza.
5. Stallo e ritiro
Dopo sette ore di fuoco intermittente, la battaglia entrò in una fase di stallo:
Gli Ottomani non riuscirono a sfondare la linea veneziana né a rompere la coesione degli alleati.
I Veneziani, a corto di vento, non poterono inseguire né completare manovre d’accerchiamento.
İbrahim Paşa decise quindi di ritirare la flotta ottomana verso est, verso Capo Malea.
Anche Marcantonio Diedo, avendo esaurito gran parte delle munizioni e con gli equipaggi sfiniti, decise di non inseguire.
Il risultato fu uno scontro indeciso, ma strategicamente più favorevole agli Ottomani, che continuarono a controllare la Morea senza subire perdite irreparabili.
6. Perdite e bilancio
Veneziani e alleati: 2 navi gravemente danneggiate, circa 300 tra morti e feriti.
Ottomani: 3 galee distrutte, 1 vascello gravemente colpito, circa 500 tra morti e feriti.
Le perdite furono relativamente contenute rispetto ad altre grandi battaglie navali dell’epoca, segno che lo scontro fu più una dimostrazione di forza che una battaglia risolutiva.
7. Mezzi e armi
Artiglieria veneziana: cannoni in bronzo a canna lunga da 24 e 36 libbre, mortai navali e archibugi a miccia per i marinai.
Armi ottomane: cannoni più leggeri, ma galee dotate di fuoco greco e lanciatori di granate.
Strategie difensive: reti antincendio e barili d’acqua per evitare incendi a bordo; segnali con fanali e tamburi per coordinare le manovre.
8. Presenze e personaggi illustri
Marcantonio Diedo, comandante veneziano, noto per la fermezza e l’abilità nel mantenere la linea sotto condizioni difficili.
Andrea Pisani, capo della divisione di galee, che coordinò il supporto ravvicinato alle navi più esposte.
İbrahim Paşa, ammiraglio ottomano, abile tattico che evitò perdite pesanti nonostante la resistenza cristiana.
Bellefontaine, ammiraglio portoghese, la cui flotta alleata non poté svolgere un ruolo decisivo a causa della bonaccia.
9. Beni e oggetti perduti
Non furono registrate perdite di reliquie o simboli dogali, ma:
Alcune navi alleate persero preziose casse di munizioni e provviste, gettate in mare per alleggerire i vascelli danneggiati.
Si persero a mare stendardi e bandiere turche colpite dai cannoni veneziani, considerate trofei ma mai recuperate.
Una campana da segnalazione della nave Madonna della Salute fu gettata in mare per alleggerire lo scafo danneggiato.
Gli Ottomani persero tre galee con equipaggi e armamenti che affondarono nel Golfo di Matapan, ma nessun relitto è stato recuperato.

Parte 3 – Conseguenze, protagonisti, aneddoti e impatti a lungo termine
1. Conseguenze immediate
La Battaglia di Matapan si concluse senza un vincitore netto, ma con effetti strategici sfavorevoli per Venezia:
Gli Ottomani mantennero il controllo della Morea, consolidando le loro basi nel Peloponneso e confermando la loro supremazia nell’Egeo.
La flotta veneziana non riuscì a bloccare i rinforzi ottomani, perdendo la possibilità di ribaltare l’equilibrio nel Mediterraneo orientale.
Venezia dimostrò di poter resistere, ma non di poter riprendere l’iniziativa strategica.
Per l’Impero Ottomano, lo scontro rafforzò la posizione diplomatica di İbrahim Paşa, permettendo alla Sublime Porta di continuare la guerra con fiducia.
2. Conseguenze a lungo termine
La battaglia fu uno dei tasselli che portarono al Trattato di Passarowitz (1718), concluso l’anno successivo:
Venezia perse definitivamente la Morea, che tornò stabilmente sotto dominio ottomano.
In cambio, la Serenissima ottenne solo la conferma dei possedimenti sulle Isole Ionie (Corfù, Cefalonia, Zante e Cerigo), vitali per il commercio.
L’equilibrio geopolitico sancì il declino della potenza navale veneziana, ormai incapace di competere con flotte più moderne e meglio organizzate.
Dopo Matapan, la Serenissima comprese che l’epoca delle grandi imprese marittime era finita, concentrandosi sempre più su politiche commerciali e difensive.
3. Il destino dei protagonisti
Marcantonio Diedo: dopo la battaglia rientrò a Venezia con la flotta. Sebbene criticato per la mancanza di un risultato decisivo, fu comunque onorato per aver salvaguardato la flotta e impedito una disfatta totale. Morì pochi anni dopo, lasciando memorie importanti sulla campagna.
Andrea Pisani: continuò a servire la Serenissima e partecipò alla difesa delle Ionie, ma la sua carriera declinò con la pace del 1718.
İbrahim Paşa: tornò a Costantinopoli come vincitore morale. La sua carriera navale fu premiata con il titolo di Kapudan-i Derya, gran ammiraglio dell’Impero Ottomano.
Bellefontaine (ammiraglio portoghese): la sua condotta fu oggetto di polemica. Molti lo accusarono di aver agito con troppa prudenza, evitando manovre rischiose a causa della bonaccia.
4. Aneddoti e curiosità
Si racconta che durante la battaglia, i marinai veneziani invocarono la Madonna della Salute, cantando inni religiosi mentre caricavano i cannoni. Alcuni superstiti affermarono di aver visto un “bagliore miracoloso” sulla laguna, interpretato come segno di protezione divina.
Le cronache ottomane descrivono invece un segno favorevole di Maometto, apparso tra le nubi al tramonto, interpretato come presagio di vittoria morale per la Sublime Porta.
A Venezia, Caterina Morosini, moglie di Diedo, organizzò un grande servizio funebre per i caduti. La leggenda vuole che abbia ricamato personalmente un gonfalone votivo oggi perduto.
Alcuni maltesi che parteciparono alla battaglia furono celebrati come eroi e ricordati in ballate popolari cantate nelle osterie di La Valletta.
5. Misteri e enigmi
Le cifre reali delle perdite sono incerte: le fonti veneziane minimizzano i danni, mentre quelle ottomane li esagerano. Ancora oggi gli storici discutono sul numero esatto di navi danneggiate.
Alcuni documenti veneziani parlano di una mancata manovra alleata: perché Bellefontaine e lo squadrone portoghese non intervennero con decisione? Fu semplice prudenza o un tacito accordo diplomatico con gli Ottomani?
Esiste la leggenda di un tesoro caricato su una nave ausiliaria veneziana, contenente monete e argenti destinati a pagare i soldati di stanza a Corfù, che sarebbe affondato dopo un colpo di cannone turco. Nessun relitto è mai stato ritrovato.
6. Presenze femminili e figure legate all’evento
Anche se la battaglia fu una vicenda militare, donne veneziane e greche ebbero un ruolo indiretto:
A Venezia, le nobildonne finanziarono ospedali mobili e cappelle votive per i marinai.
Le mogli dei marinai accompagnarono la flotta fino a Zante e Corfù per assistere ai rifornimenti, lasciando lettere e diari che raccontano la tensione dei giorni precedenti allo scontro.
Si narra che la figlia del capitano veneziano Dolfin, Isabella Dolfin, pregò nella chiesa dei Frari durante la battaglia, commissionando un ex-voto oggi scomparso.
Si tramanda che la moglie di Marcantonio Diedo, Caterina Morosini, fece erigere una cappella votiva in ringraziamento per il ritorno del marito.
Alcune dame veneziane parteciparono al finanziamento di navi e ospedali, come la Madonna del Rosario, nave ospedale per i feriti.
8. Impatti sulla Serenissima
Dopo Matapan, Venezia comprese che la potenza ottomana non poteva essere sconfitta solo sul mare, e che la Serenissima non poteva più contare su una flotta dominante come nel Quattrocento o Cinquecento.
Il risultato fu un cambiamento nella politica estera veneziana:
Maggiore attenzione alla diplomazia e alle alleanze con Austria e Papato.
Riduzione graduale della flotta d’alto mare.
Trasformazione della Serenissima in una potenza commerciale più che militare.
9. Conclusione generale
La Battaglia di Matapan fu uno degli ultimi grandi scontri navali tra la Serenissima e l’Impero Ottomano. Nonostante l’impegno di Venezia e dei suoi alleati, lo scontro evidenziò i limiti di una potenza in declino. Strategicamente indecisa, la battaglia aprì la strada alla pace di Passarowitz e segnò la definitiva perdita della Morea. Rimase, però, un episodio simbolico del coraggio dei marinai veneziani, che difesero l’onore della Repubblica pur sapendo che il loro mondo stava cambiando.
10. Glossario
Kapudan Pascià – Titolo ottomano per il comandante in capo della marina imperiale.
Armada Grossa – Flotta principale veneziana composta da vascelli pesanti a vela.
Bonaccia – Assenza di vento, condizione sfavorevole per le grandi navi a vela.
Fuoco greco – Miscela incendiaria usata dai turchi nelle battaglie navali.
Trattato di Passarowitz – Accordo del 1718 che concluse la guerra tra Impero Ottomano, Austria e Venezia.
11. Bibliografia commentata
Archivio di Stato di Venezia, “Diari della Guerra di Morea” – Fonte primaria che descrive in dettaglio le manovre navali.
Giorgio Fedalto, Venezia e l’Impero Ottomano (1990) – Studio accademico sui rapporti diplomatici e militari nel Mediterraneo orientale.
Fernand Braudel, Il Mediterraneo e il mondo mediterraneo nell’età di Filippo II – Analisi di lungo periodo che chiarisce il declino delle flotte veneziane.
Michele Brunetti, Matapan 1717: la fine di un’epoca navale – Testo specialistico sulla battaglia, con mappe e descrizioni delle navi.
Cronache ottomane di Evliya Çelebi (trad.) – Narrazione ottomana che esalta il ruolo di İbrahim Paşa.

