Le cortigiane veneziane, un’analisi profonda di potere, cultura e società nella Serenissima (XVI-XVII secolo)
La Venezia rinascimentale e barocca non fu solo un centro nevralgico del commercio e della politica europea, ma anche un laboratorio sociale in cui ruoli e identità venivano ridefiniti, talvolta in modi sorprendenti. Tra le figure più enigmatiche e significative di questo contesto emergono le cortigiane, donne che, pur operando in una sfera socialmente stigmatizzata, riuscirono a ritagliarsi spazi di autonomia, influenza culturale e potere economico unici nel panorama europeo del tempo. Questo saggio si propone di esplorare in profondità il fenomeno delle cortigiane veneziane, analizzandone la stratificazione, il ruolo socio-culturale, le figure più emblematiche e le curiosità che ne definirono l’esistenza.
Il contesto veneziano:
Tolleranza, pragmatismo e controllo sociale
La Repubblica di Venezia, con la sua vocazione navale e la sua natura di emporio cosmopolita, si distingueva per un approccio pragmatico e, in una certa misura, tollerante verso la prostituzione. L’afflusso costante di forestieri, marinai, mercanti e diplomatici creava una domanda endemica di servizi sessuali. Il governo veneziano, lungi dal tentare di eradicare il fenomeno, lo considerava uno strumento per mantenere l’ordine pubblico, prevenire violenze contro le donne “rispettabili” e, paradossalmente, preservare la moralità pubblica attraverso il controllo di un’attività altrimenti incontrollabile. La celebre frase attribuita a un provveditore veneziano, secondo cui “se non ci fossero le cortigiane, Venezia brucerebbe”, sintetizza questa visione.
Secondo alcune stime storiche, spesso citate ma non unanimemente accettate, a metà del XVI secolo Venezia poteva contare tra le 11.000 e le 15.000 donne impegnate nella prostituzione in varie forme, su una popolazione complessiva tra i 130.000 e i 170.000 abitanti. Questa proporzione sottolinea l’ubiquità del fenomeno nella vita cittadina.
Tuttavia, tale tolleranza era bilanciata da un’intensa attività normativa. I Provveditori alle Pompe e altri organi di governo emanavano ordinanze volte a:
• Delimitare le aree di residenza: le cortigiane di basso rango erano spesso confinate in zone come il Castelletto, presso San Cassiano nel sestiere di Santa Croce, e le Carampane a San Polo. Il Ponte delle Tette, ancora esistente, deve il nome all’usanza delle cortigiane di esporre il seno dalle finestre per attirare i clienti: una pratica tollerata, forse anche con l’intento – secondo alcune interpretazioni – di scoraggiare l’omosessualità maschile.
• Regolare il vestiario: le leggi suntuarie imponevano segni distintivi (come fazzoletti gialli) e proibivano l’uso di tessuti pregiati o gioielli. Queste norme venivano spesso eluse, specie dalle cortigiane di alto rango, innescando una vera “guerra del vestiario” con le nobildonne.
• Limitare gli spostamenti e le frequentazioni: erano imposti coprifuochi e divieti di accesso a chiese, osterie e cerimonie pubbliche, soprattutto in tempi liturgici. Le violazioni potevano comportare multe, reclusione o punizioni corporali.
Questo sistema rivela il pragmatismo veneziano: un riconoscimento implicito della funzione sociale della prostituzione accompagnato da un attento controllo per evitarne la contaminazione con la società “rispettabile”.
Le due anime della cortigiana: di lume e onesta
La categoria di “cortigiana” era tutt’altro che uniforme. Due macro-categorie si distinguevano nettamente per status, istruzione e influenza:
Cortigiane di lume (o meretrici comuni) Costituivano la maggioranza e vivevano in condizioni precarie, servendo una clientela popolare composta da marinai, operai e soldati. Offrivano prestazioni sessuali e raramente godevano di ascensione sociale. Erano soggette ai rigori della legge e la loro esistenza, spesso breve, è scarsamente documentata.
Cortigiane oneste (di rango superiore) Minoranza ma influentissime, erano colte, eleganti e intellettualmente vivaci. Il termine “onesta” indicava la loro reputazione professionale più che morale. Offrivano compagnia colta, conversazione, musica e intrattenimento raffinato.
La loro formazione poteva includere:
• lingue straniere (latino, francese, greco);
• musica (liuto, spinetta);
• letteratura classica e contemporanea;
• capacità dialettica e retorica.
Frequentavano salotti culturali in cui si riunivano nobili, artisti e intellettuali. Il loro lusso era proverbiale: abitavano palazzi, possedevano biblioteche, strumenti musicali e vestivano alla moda, sfidando apertamente le leggi suntuarie. Il celebre “biondo veneziano”, ottenuto tramite trattamenti e esposizione al sole sui solana, divenne simbolo del loro stile.
Veronica Franco (1546-1591) fu la più celebre. Figlia di una cortigiana, ricevette un’educazione elevata e divenne poetessa e intellettuale. Frequentò il circolo di Domenico Venier e nel 1574 incontrò Enrico III di Valois, futuro re di Francia. Il loro celebre scambio epistolare consolidò la fama di Veronica in Europa.
Nel 1580 fu accusata di stregoneria, forse da un ex protettore identificato da alcuni studiosi come Ridolfo Vannitelli. Si difese presentando testimonianze a suo favore, riuscendo a evitare la condanna. Le sue opere principali sono:
• Terze Rime (1575), sonetti e capitoli poetici;
• Lettere familiari a diversi (1580), che rivelano il suo spirito critico e il suo pensiero proto-femminista.
Negli ultimi anni si dedicò alla filantropia, fondando un’istituzione per cortigiane malate o anziane e i loro figli.
Curiosità e aneddoti
• Il catalogo delle cortigiane: circolavano elenchi semi-ufficiali con nomi, indirizzi e “specialità” delle cortigiane oneste.
• Segreti di bellezza: creme a base di erbe, profumi esotici, decolorazioni elaborate.
• Dieta e immagine: magrezza e pallore erano ricercati, anche con regimi alimentari rigidi.
• Debito e lusso: molte cortigiane si indebitavano per mantenere lo stile di vita richiesto dal loro ruolo.
• Il matrimonio: alcune, raramente, sposavano uomini di rango elevato, riscattandosi socialmente.
Il declino e l’eredità Nel XVII secolo la figura della cortigiana onesta conobbe un lento declino:
• Controriforma: rafforzò il controllo morale e religioso, limitando la libertà femminile.
• Crisi economica: Venezia perse centralità nei commerci, riducendo il potere d’acquisto delle élite.
• Mutamenti sociali: l’aristocrazia divenne più chiusa e conservatrice.
• Peste del 1630: decimò la popolazione e segnò un punto di svolta nella vita pubblica e nei costumi.
Nonostante tutto, le cortigiane veneziane lasciarono un segno profondo. Dimostrarono che cultura e intelletto potevano divenire strumenti di potere per donne emarginate. La loro memoria vive nell’arte, nella letteratura e nella storiografia.
Conclusione Le cortigiane veneziane furono ben più che semplici prostitute. In particolare, le “oneste” rappresentarono un fenomeno socioculturale complesso, capace di sfidare le convenzioni dell’epoca e inserirsi nel cuore della vita intellettuale e artistica della Serenissima. La loro storia è uno specchio della condizione femminile, un invito a rileggere la storia di genere attraverso uno sguardo non moralistico ma critico e umano.
Glossario dei termini chiave
• Castelletto: zona di tolleranza presso San Cassiano, attiva già dal XIV secolo.
• Carampane: area del sestiere di San Polo, residenza di molte cortigiane; il nome è tuttora usato in senso dispregiativo.
• Cortigiana di lume: meretrice comune, priva di formazione culturale e marginalizzata.
• Cortigiana onesta: figura di alto livello culturale e sociale, intellettuale e artista.
• Leggi suntuarie: norme contro l’eccesso di lusso, per regolare il decoro pubblico.
• Ponte delle Tette: piccolo ponte nel sestiere di Santa Croce, famoso per l’esibizione delle cortigiane.
• Provveditori alle Pompe: magistrati preposti al controllo del lusso e della moralità.
• Solana: terrazza esposta al sole, usata per trattamenti estetici.
• Salotto letterario: spazio culturale animato da cortigiane colte.
• Terze Rime: raccolta poetica di Veronica Franco in terza rima dantesca.
Bibliografia commentata
• Brennan, Thomas. Veronica Franco: The Courtesan and the Poet. Routledge, 1999.
• Cohen, Elizabeth S. e Thomas V. Cohen. Daily Life in Renaissance Venice. Greenwood Press, 2007.
• Franco, Veronica. Poems and Selected Letters. Ed. Ann Rosalind Jones e Margaret F. Rosenthal. University of Chicago Press, 1998.
• Rosenthal, Margaret F. The Honest Courtesan: Veronica Franco, Citizen and Writer in Sixteenth-Century Venice. University of Chicago Press, 1992.
• Guarnieri, Cristina. Cortigiane a Venezia nel Rinascimento. Il Poligrafo, Padova, 2008.
• Ruggiero, Guido. I destini di Venezia: Una storia erotica e criminale della Serenissima. Piemme, 2012.
• Romano, Dennis. Venice: The Most Serene Republic. Princeton University Press, 2007.


